Blue Banana

di Quincy Baltimore

A un Passaggio a Nord-Ovest di un pomeriggio di dicembre 2004 un caso fugace, nessuno lo ricorda, ma adesso, gli archivi, eh, parlano chiaro…
Alberto Angela aveva fatto uso di una droga di importazione nota come BLUE BANANA.
Se l’era calata nel bagno a schiera di specchi e lavabi in granito della sede Rai di Largo Villy de Luca.
Nell’occhio se l’era calata, la bustina che parevano i brillantini di Teresa quando fa carnevale con le amichette e lei si veste da Sailor Moon mentre il padre fa ciao con la mano da dietro le sbarre di scuola.
Adesso il padre è Alberto Angela che sta calandosi la BLUE BANANA ampliando la palpebra come Alex DeLarge e poi c’ha l’occhio tutto palpitante che ha assorbito le sostanze stupefacenti della BLUE BANANA e ora guizza, gira che gira assorbendo tutti i fotoni dei marmi di cesso e sullo specchio scrive in corsivo a mano mancina, lui che però fino a prima era destro “Ambi An Ambi An Mugasalan An An” che non sa cosa significhi ma forse è la lingua del paese d’importazione della BLUE BANANA, pensa.
Si gira con la testa tipo gli gnu dell’Aconcagua, blu di capillari, oscuri intenti di fare il Ragnarok una volta fuori:
«Forse si tradurrebbe con i simboli degli antichi Fenici, se avessimo ancora testimonianze dirette di quel magnifico popolo di navigatori», si mormora fissando il lui blu.
È il suo momento. Va in studio.
Si gira tutto.
Parla blu per via della BLUE BANANA e quel pomeriggio della messa in onda, a Teresa, con l’amichetta del cuore a merenda con l’assetto di colori blu per un cielo in programma, le dicono:
«Guarda! Guarda, quello è il tuo papà! Quanto è bravo…».
Glielo dice la nonna dell’amichetta del cuore che dondola a ritmi fordiani sulla seggiola col plaid dei cani sopra e fissa quell’uomo che fa mosse mai viste in Italia, perché la droga è di importazione, la BLUE BANANA:
«Che bravo… Sembra uno scienziato, tuo papà. Parla forbito».
E Teresa che colora con Martina il cielo del Parco degli Acquedotti per un compito su Roma antica vista oggi.
«Roma era la patria degli avi delle ultime relazioni sessuali di un mio conoscente studioso di forme femminili.
E fu nel 1997 che scoprirono che se strusci con i gomiti a secco sui ruderi diventi un po’ anche tu, la Storia…
È un fenomeno a cui ancora oggi la scienza non ha dato risposta».
Afferma in muto che la nonna però pensava di sentirlo, il volume della televisione, quando invece sentiva la voce del suo Diavolo dentro che poi la spinse nel 2022 a votare Paragone con una svastica al posto della crocetta elettorale.
Blu d’occhi.
«Nella prossima puntata parleremo di prostituzione con ospiti del settore e una prova visiva di come funziona al giorno d’oggi questo mestiere che ha ben più di 2000 anni di trascorsi, pensate un po’…».
E finiscono le riprese; e lui si cala come nei ghiacci ma in quelli del tempo nel traffico che lo accoglierà subito dopo; le mani nei guanti il corpo nudo nel cappotto doppiostrato e la chioma scarmigliata da colpi psichici nello zuccotto: la torta del cervello ha una spolverata blu di droga, di BLUE BANANA.
Alberto Angela fa blublublublublù! assecondando il ritmo neurale dettatogli sul momento da un traliccio del trenino di Saxa Rubra ai confini del parcheggio dipendenti che gli pare Scooby-Doo ma col muso prognato a cranio di cane da incontri.
«Avevi gli occhi blu come il cielo, papà. Stavi in cielo?».
Teresa a casa coi colori blu del cielo che ha impiastricciato in punta di dita, punta di naso.
Tutta blu.
Alberto Angela però in poltrona, la posa dell’elucubro Secondo Impero, che sente solo rimbombare, solo lui in Italia

Ambi
Ambi An
Mugasalan
An An

Opera di Graham Dean
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