Palude, di Uduvicio Atanagi

di Stefano Spataro

Circa un mesetto fa è uscito un bellissimo romanzo dalla testa e dalle mani di Uduvicio Atanagi dal titolo Palude, edito dalla sempre attenta e indipendentissima Eris Edizioni. Un tomo di ben cinquecento pagine intrise di weird all’italiana, esoterismo, surreale, paranormale e miseria quotidiana.

Atanagi bazzica da anni l’underground letterario fantastico italiano. Ha fatto parte del movimento connettivista partecipando alle antologie di genere pubblicate da Kipple Officina Libraria e i suoi racconti sono apparsi su varie riviste e raccolte tra le quali Illustrati di Logos Edizioni e Strane Visioni di Hypnos. Con Kipple officina Libraria ha pubblicato la raccolta I giorni tristi. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo romanzo, Lucenti, illustrato da AkaB, edito sempre da Eris Edizioni e legato a doppio filo con quello di cui vi parlerò.

Le vicende narrate in Palude sono quelle di una famiglia di nomadi moderni, i Lucenti: i fratelli Teresio e Luisa e il patrigno dei due, Roberto. Arrivati a palude dopo la morte naturale della madre dei due ragazzi, i tre si stabiliscono in una putrefacente zona della campagna toscana e vivono le loro disavventure personali. Teresio dovrà difendersi dai continui problemi legati alla sua età, in particolare dovrà stringere legami con un gruppo di suoi coetanei per tenere testa al gruppo di bulli del paese, comandati da un ragazzino ricco e annoiato che avrà a sua volta i suoi mostri (e morti) privati con cui fare i conti; Luisa, appesantita dal fardello del futuro, suo e di suo fratello minore, entrerà in un giro di droga e prostituzione, assaggiando le profondità dell’animo umano; Roberto, padre suo malgrado, dovrà lottare con la sua doppia natura idiosincratica, quella di depresso parassita della società e quella di padre di famiglia.

In tutto questo, come tratteggiato a tratti dorati su una tela dai colori freddi e bui, c’è il dono di Teresio. Il ragazzino infatti ha il potere di rimuovere, in una sorta di rito di disintossicazione (potremmo dire, di esorcismo), il male che attanaglia le persone; male che può essere fisico o mentale. In un primo momento Roberto approfitta di questo potere taumaturgico, sfruttando il ragazzo e al fine di guadagnarsi da vivere per tutta la famiglia, ma ogni volta che Teresio pratica il rito ne esce più stanco e afflitto della volta precedente; il talento, per quanto metafisico e surreale, non è infatti senza prezzo.

Le tinte weird (e molto ligottiane) si intrecciano a meraviglia con l’ambientazione umidiccia, orrida e graveolente che Atanagi costruisce intorno alle vicende. Uno dei protagonisti fondamentali di tutta la vicenda, forse il più importante, infatti, è proprio il paese: Palude. Nomen omen topografico, Palude è non solo lo sfondo delle apocalissi personali vissute dai personaggi, ma un vero e proprio fluido che interagisce con loro e li condiziona continuamente; una creatura che si muove sotto e intorno ai Lucenti e ai comprimari, una creatura che fagocita e rigurgita malessere e crudeltà.

Non sto qui a descrivervi pedissequamente i passaggi, numerosi e complessi, dell’intera trama e lascio a voi lasciarvi trasportare dall’autore tra i percorsi aspri e inospitali della storia. Aggiungo però che Atanagi è coadiuvato in questa opera da Dario Panzeri, un artista, fumettista e disegnatore milanese dal forte impatto visivo ed emozionale, che ha realizzato le illustrazioni interne, in un netto bianco e nero che come astratte e grezze cartine di tornasole senza colori tengono il passo dell’evoluzione dell’intera saga. Con Eris / Progetto Stigma nel 2018 Panzeri ha pubblicato il suo primo graphic novel Perso nel bosco e nel 2021 ha pubblicato Undici, un artbook sull’11 settembre 2001 con la curatela di Matteo Contin.

Se Palude (e Lucenti prima di questo) non vi bastassero, vi segnalo che Atangi scrive sul blog unatombaperglialieni.blogspot.it

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