• Ottocentocarnista

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    Racconti di Andrea Garagiola, Miriam Palombi, Matteo Maponi, Indigo Kingsley, Alessandro Pedretta, Antonio Amodio, Berenice Valerio, Alessio Bacci, Alessandro Agnese, Giorgio Borroni, Roberto Beccalli e Marco Maculotti.

    Londra, Italia risorgimentale, carboneria, postriboli e vicoli bui, lupi mannari e altre creature mostruose, squartatori, loschi figuri, carrozze dalle ruote inzaccherate dal fango, occhi di vetro, desideri di resurrezione, sesso post-mortem e vari personaggi veri e inventati che orbitano nella galassia gotica ottocentesca.
    Abbassate dunque le luci nella stanza, accendete il fonografo, se siete tanto abbienti da possederne uno, mettete l’opera, o Wagner, ma a un volume che non disturbi la lettura, versatevi da bere, meglio se un po’ di assenzio, tirate su col naso un pizzico di tabacco e coccolate dolcemente il libello che avete tra le mani: si aprirà dinnanzi ai vostri monocoli un Ottocento come non l’avete mai visto.

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  • Novocarnomicon

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    Racconti di Flavio Torba, Giorgio Castriota Skanderbegh, Andrea Manenti, Elia Gonella, Alessandro Pedretta, Matteo Pavone, Stefano Spataro, Alessio Bacci, Vincenzo Barone Lumaga, Andrea Sola e Sergio Di Vitantonio.

    Una sorta di cut-up narratologico concettuale, un’ibridazione incestuosa, uno spietato atto di cannibalismo della cultura. E quale miglior struttura ben codificata del terrore, mantecata dall’imperturbabilità cosmica e spolverata da un buon nichilismo spaziale se non quella di Lovecraft poteva attirarci al suo onirico capezzale e affascinarci in maniera tale da volerci gingillare con la sua cosmologia, trasportarla in uno scenario italiano e così disinnescare il nobile vecchiume intrinseco all’opera per poterlo rigettare in nuova configurazione modernizzata, cruda, cinica, bizzarra, palpitante di violenza ed eversiva, in una parola: novocarnista?
    Tra lo stretto di Messina attendendo il crollo del Ponte, nella devianza genetica di una sagra foggiana, all’interno di psichedelici campi nomadi pistoiesi, lungo le strade transessuali delle notti milanesi, in un’inquietante Roma da set pubblicitario, in mezzo ad antichi e grotteschi riti nel padovano, tra le industrie cannibaliche e le aberrazioni di una Taranto dagoniana, in una Venezia perversa e lungo le campagne vicentine del futuro, nei liquami nefasti di una Lecco crudele, tra la gorgogliante pazzia sessuale di un Abruzzo alienato, lungo le strade barocche di una Napoli angosciata.
    Questo è il Novocarnomicon, il nostro Pseudobiblion ma scritto per davvero: estratti di una nausea esistenziale, nomenclatura dell’incubo, la novocarnizzazione della paura.

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