Il verso dell’assiolo, di Davide Pappalardo

di Stefano Spataro

Ho già parlato di Davide Pappalardo su Wired, ben tre anni fa, in occasione dell’uscita del suo romanzo Che fine ha fatto Sandra Poggi?, e già allora avevo tessuto le lodi di Davide, narratore efficace e tagliente che si riconferma fine descrittore di psicologie e di trame ingarbugliate con questo suo Il verso dell’assiolo, romanzo quantitativamente più consistente del suo predecessore, pubblicato sempre da Pendragon, nella collana gLam, diretta da Gianluca Morozzi e Alessandro Berselli.

Davide Pappalardo è un autore siciliano, classe 1976 e ha altri due romanzi alle spalle, Milano Pastis del 2015 e il noir Buonasera (signorina) dell’anno successivo, nonché un’antologia di racconti, La versione di Mitridate.

La trama di questo nuovo romanzo è presto detta: tre amici d’infanzia partono dalla Sicilia per celebrare l’addio al celibato di uno dei tre, nel nord est d’Italia. Tre uomini che da adulti sembrano volersi ritrovare a tutti i costi, quasi fosse un’imposizione, una tradizione obbligata, eppure le criticità tra i loro rapporti non tarderanno a rendersi palesi, soprattutto a seguito di un evento che per forza di cose li sconvolgerà. Durante la serata, i tre faranno bisboccia in un pub, indossando una maschera di Trump e dando fondo alla loro goliardia non mancando di farsi notare dalla gente del posto. Nello stesso momento altri tre individui, tre criminali, tra cui il parroco della chiesa, scardineranno un bancomat uccidendo una guardia giurata che li ha colti in flagrante.

Il pretesto è lanciato, la miccia accesa, e il lettore, a questo punto, pensa già di sapere cosa gli aspetta: indagini e inseguimenti da parte della polizia, scambi di persona, confessioni, magari altre sparatorie… ma le cose non andranno così, non in questa maniera almeno. L’autore infatti dà vita a un ulteriore colpo di scena (che non svelo) che farà passare in secondo piano la casualità del travestimento e darò alla fuga dei tre amici – perché una fuga ci sarà, addirittura in Slovenia – un’altra causa, ben più grave. Inoltre nella storia non manca occasione per scavare nella psiche dei personaggi, nei loro rapporti intricati, portando a galla tutti i dissapori, i non detti, e i contrasti che hanno le loro radici in un passato più o meno oscuro. Compagni di una vita che sembrano esserlo solo di facciata, stretti da uno strano legame che non può essere sciolto, in un continuo andirivieni di flashback della loro giovinezza, la maggior parte dei quali ambientati durante l’alluvione di Acireale del 1995.

Il verso dell’assiolo si configura quindi come un romanzo più maturo, sebbene il suo predecessore sia assolutamente degno di nota. Qui però Davide sembra lasciare un attimo da parte le dinamiche poliziesche, riducendole all’essenziale per lo svolgimento della narrazione, e si concentra, sin dalle prime pagine, sul rapporto tra i tre amici coinvolti per sbaglio, per pura fatalità, in un crimine. Un errore che diventa la scintilla che fa saltare in aria relazioni (anche extra amicali) assolutamente precarie (e spesso ipocrite), e un crimine che si configura paradossalmente come una possibilità, una chiave per interpretare finalmente i loro desideri.

Una scintilla, o meglio ancora un piccolo urto tra le nubi, che può causare un temporale devastante, un disastro meteorologico come quello degli anni Novanta, metafora della distruzione di un legame che si credeva (ma si credeva solamente) indissolubile.

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