Céline inedito – Le lettere africane

di Alessandro Pedretta

Queste lettere pervenutemi via e-mail dall’amico Vincenzo Solli sono un documento eccezionale, sia dal punto di vista storico documentaristico, che da quello dello studio dell’autore e dell’uomo Céline, e non di meno dal punto di vista della narratologia céliniana. Si tratta di corrispondenza scritta molto prima che il Bardamu del “Viaggio” nascesse e che l’opera dell’autore francese non solo vedesse la luce ma forse che venisse solo pensata. Ma in nuce già si presentano i temi che poi il nostro svilupperà nei suoi romanzi, e soprattutto si possono già palpare le stigmati di uomo che diverrà un reietto, un ripudiato, un escluso, emarginato e autoemarginatosi da tutto quel consorzio umano di cui provava orrore, ribrezzo, un astio infinito. Non di poco conto, da queste lettere si può intuire il processo di formazione, la genesi, dello stile iperbolico (già a tratti ben marcato) che poi contraddistinguerà l’autore.
Qui di seguito abbiamo dunque prima una breve presentazione di Vincenzo Solli, seguita poi da questi preziosi documenti che noi de “la nuova carne” siamo felici di presentare in maniera praticamente inedita al pubblico italiano. Sappiamo che gli appassionati e gli studiosi dello scrittore di Meudon non ne rimarranno delusi.

LE LETTERE CHE SEGUONO SONO STATE TRADOTTE E PUBBLICATE SU UNA RIVISTA, “IN FORMA DI PAROLE” NEL 1985. EDITA A REGGIO EMILIA, USCIVA DUE VOLTE ALL’ANNO. (ERANO COMUNQUE IN MEDIA 350 PAGINE). LA TIRATURA ERA LIMITATA IN 200 ESEMPLARI PER NUMERO: LA MIA COPIA (PIUTTOSTO RARA) È LA N.104. DA UNA MIA RICERCA RISULTA CHE DELL’EDIZIONE FRANCESE DI QUESTE LETTERE – GALLIMARD 1978 – NON ESISTE A OGGI UN’EDIZIONE ITALIANA. QUINDI, PER CHI NON POSSIEDE LA RIVISTA, LE LETTERE SONO INEDITE.
NELL’EDIZIONE ORIGINALE LE LETTERE SONO 81, MA QUELLE TRADOTTE, PUBBLICATE E TRASCRITTE DA ME, SONO 15. DA ALCUNI COMMENTI DELLA TRADUTTRICE, (CHE HO OMESSO, PERCHÉ MOLTO PERSONALI), S’INTUISCE CHE QUELLE NON TRADOTTE SONO CARTOLINE. ALCUNE SONO INDIRIZZATE AI GENITORI, ALTRE A SIMONE (UNA COMPAGNA DI SCUOLA) E ALTRE A UN CERTO MILON, “VICINO DI LETTO” DI CÉLINE IN OSPEDALE. ENTRAMBI AVEVANO SUBÌTO UNA FERITA NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE. QUANDO LOUIS FERDINAND DESTOUSCHES (CÉLINE) – (1894/1961) – DECIDE DI PARTIRE PER L’AFRICA (NEL 1916) HA 22 ANNI. SULLA SUA TOMBA IN UN VECCHIO CIMITERO DI PROVINCIA, È INCISA UNA GRANDE BARCA A VELA.
NON VIAGGIAVA PER PIACERE, MA PER AFFARI. INIZIALMENTE ACQUISTAVA ZANNE DI AVORIO IN CAMBIO DI SIGARETTE; IN SEGUITO GESTÌ UNA PIANTAGIONE DI CACAO, CON STIPENDIO FISSO. CONSIDERAVA LA POPOLAZIONE AFRICANA INFERIORE A QUELLA EUROPEA, USA LA DEFINIZIONE “NEGRI” COMUNE IN QUEI TEMPI. PER LUI ERANO SCHIAVI UTILI PER I SUOI AFFARI. S’IMBARCÒ PER IL CAMERUN IL 10 MAGGIO 1916. NEGLI ULTIMI SEI MESI TRASCORSI A LONDRA, AVEVA VISSUTO DI ESPEDIENTI, SI ERA ANCHE SPOSATO CON UNA ENTRAINEUSE E L’AVEVA ABBANDONATA DOPO DUE MESI. IN TASCA AVEVA UN CONTRATTO DI STAGIAIRE CON UNA SOCIETÀ COLONIALE, CHE DIECI ANNI DOPO ANDRÉ GIDE, AVREBBE DENUNCIATO NEL SUO “VIAGGIO IN CONGO”. ERA UN CONTRATTO CAPESTRO, NON SAREBBERO MANCATE PERÒ, LE OPPORTUNITÀ PER ROMPERLO E CERCARE ALTRE STRADE PER FARE SOLDI. LOUIS FERDINAND NON SOSPETTAVA NEMMENO CHE SAREBBE DIVENTATO UN GRANDE SCRITTORE, AVEVA SOLTANTO DECISO DI “VIVERE UNA VITA PIENA D’INCIDENTI”. VOLEVA CONOSCERE E SAPERE. ABBANDONA LA FRANCIA DETERMINATO A SEGUIRE “LA VIA TRACCIATA DALLA FANTASIA”. NELLE LETTERE LA PRESENZA DELL’ALTRO A CUI IL DISCORSO SI RIVOLGE, CONDIZIONA IL TONO E IL TAGLIO, ORIENTA LA RAPPRESENTAZIONE DI SÉ, ALIMENTA IL GUSTO DEL FANTASTICO, OLTRE A QUELLO DELLA CONCRETEZZA E DELL’IRONIA.
LA TRASCRIZIONE È FEDELE: MAIUSCOLE E PUNTEGGIATURA, NOMI, DATE.
VINCENZO SOLLI

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Sierra Leone – (1)

Caro Papà, da 3 giorni mi è presa una febbre violenta – Vuota la mia cassa di Risparmio mandami 1000 franchi. Lavorerò in qualsiasi posto a Parigi – per rimborsarvi – ma non posso restare qui – continuo verso Duala. Scrivimi là. Affettuosamente Louis.

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(2)

Mia cara Simone – Mi sembra difficile se non impossibile aggiungere qualcosa a questo mio abbrutimento cosi naturale eppure tre settimane di navigazione ci sono facilmente riuscite.
Se i negri fossero tutti esportati dall’Europa capirei la loro inferiorità intellettuale – Essendomi ora familiare questo stato, distinguo appena nei miei ricordi alcuni punti che emergono appena, vedo errare qua e là, degli squali, qualche balena, un mare di pesci-volanti, dei negri, il tutto su sfondo verde – saltellanti, vaganti, ruzzolanti, volteggianti al suono di un pistone macchinario che sentirò ancora al Giudizio Universale e per raffinatezza futuristica qualche volpe qua e là – Vi scriverò – in convalescenza – Sinceramente Louis.

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S.S. Accra – Lagos 2 giugno 1916 – (3)

Mio vecchio Milon – L’esperienza è risolutiva – Qui non c’è nessuna sorta d’avvenire, e non per mancanza di sbocco commerciale ma per le condizioni climatiche che sono puramente e semplicemente abominevoli.
Gli europei qui hanno l’aria di essere minati da ogni sorta di malattie dovute in parte alle condizioni sanitarie. Ogni vita sana è impossibile ed è solo al prezzo della salute che si riesce qui a fare qualcosa – Io stesso ho avuto un attacco di febbre in Sierra Leone e non reggerò a lungo in Africa.    Partiremo domani per Duala… Ci resterò un mese o due per coprire quanto è possibile l’aspetto oneroso di questa piccola esperienza – Passa da casa mia e dimmi come va. Se vedi qualcosa di possibile a Parigi non dimenticarmi. Il paese è incredibilmente ricco, e senza dubbio aperto a un grande avvenire, ma veramente niente da fare per chiunque tenga a conservare una salute passabile.
Nulla è più triste dei visi dei coloni di qui gialli, languidi – minati da tutte le febbri possibili. Tristi relitti – la cui vita sembra andarsene a poco a poco, come assorbita da un sole che affoga tutto e infallibilmente uccide ciò che gli resiste. Scrivimi presto non a casa all’indirizzo che segue.

Louis des Touches.

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Duala – 16 giugno – (4)

Mia cara Simone,

Immaginate una cittadina indigena che in 2 anni abbia cambiato 3 volte di possessori senza contare i saccheggi e le rivolte. Gli abitanti di questo incantevole sito sono un minimo civilizzati, ma a 10 chilometri da qui – il prezzo della carne umana varia e segue vere e proprie fluttuazioni di mercato. Siamo qualche decina di Europei venuti da tutte le parti del mondo, di tutte le nazionalità. Il problema della pagnotta ci si presenta ogni mattina con la stessa forza. Molti dei nostri compagni si sono già trovati un po’ sotto tutte le latitudini in presenza di questo angoscioso problema e hanno acquisito una spaventosa abilità nella soluzione. Tutto diventa commestibile, la lucertola che in questo clima assume le sembianze del coccodrillo, la scimmia, l’elefante finché anche noi non saremo serviti in salmì. La vita è piuttosto animata e parola mia tutta da ridere. A partire dalle 6 di sera fanno irruzione le zanzare con il buio – Non c’è che capitolare e cercar rifugio sotto le zanzariere. Qui tutto punge o morde – Qui più che altrove Pascal avrebbe potuto dichiarare che non potendo rendere forte la giustizia si decreterà che la forza è giusta. Le nostre comunicazioni con l’Europa sono rare e difficili e siamo piuttosto isolati dal resto del mondo. Come curiosità posso mandarvi soltanto un francobollo, sono rari, perché il numero è limitato e dobbiamo dividerceli a sorte – Louis.

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Bikobimbo 28 giugno 1916 – (5)

Mia cara Simone –

Sono così lontano, così lontano che mi sembra di essere separato dal mondo per sempre ormai.
Mi trovo infatti in un piccolissimo villaggio negro a sua volta in mezzo a un’immensa piantagione distante 11 giorni dal primo e solo europeo che sorveglia una contrada grande quanto la Francia.
In queste condizioni capirete facilmente come mi sarà difficile mandarvi cronache mondane, poiché le notizie civili non arrivano ai miei orecchi, e durerà un bel po’. Gli indigeni che mi circondano si chiamano Paoins sono notoriamente antropofagi. Il che mi permette di assistere a scenette che si potrebbero definire e pieno titolo “squarci di vita” –
Per di più il paese è completamente devastato da periodiche epidemie, infine vi fioriscono la malaria e la malattia del sonno. Aggiungete lo spirito traditore degli abitanti, e vedrete se non faccio fatica a salvare la vita, già così caramente amputata. Ne risulta che dalla mattina alla sera, mi muovo avvolto in spessi veli contro le zanzare – mi faccio la cucina da solo per tema di essere avvelenato – m’intossico di chinino e di un bel po’ d’altre droghe per proteggermi dalle febbri, infine non esco mai senza casco e senza occhiali scuri per timore delle insolazioni notte e giorno con un revolver a portata di mano per regolare i diverbi con i miei clienti negli occhi dei quali sorprendo talvolta un lampo di viva cupidigia.
Aggiungete a questo insieme incantevole, che devo vivere esclusivamente con quel che passa il paese cioè della negra e avrete un quadro invidiabile della mia esistenza – Essa comporta tuttavia qualche compensazione l’assoluta assenza di commenti sulla mia condotta – e la grande assoluta libertà.
Il commercio che faccio è di una semplicità angelica consiste nel comprare zanne di elefante in cambio di tabacco non vi potreste immaginare quanto il negro preferisca fumare una sigaretta piuttosto che riscuotere denaro in valuta non conoscendone il valore era uno spettacolo raro per me di cui non ho esitato ad approfittare con soddisfazione di tutti, vendendo loro in media – 2 pacchetti di maryland per una zanna di elefante. Senza dubbio questi dettagli tecnici vi interessano pochissimo, ma è la sola ragione che mi spinge a soggiornare ancora in questo incantevole paese, abbeverandolo di tabacco fino alla morte dell’ultimo elefante.
Datemi presto vostre notizie, ristabiliranno un qualche legame col mondo, da lontano è meno brutto e solo in questo mi somiglia – Sinceramente vostro Louis.

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Biko 18 ott. (6)

Mia piccola Simone,

Vi sono cose alle quali si tiene, altre alle quali si è attaccati –
Voi siete attaccata al vostro appartamento, io tenevo alla caduta delle foglie nel mese d’Ottobre.
Ecco qui, niente caduta delle foglie, ne sono orripilato gli alberi tengono sempre il loro manto di un fastidioso verde tenero.
Eppure ai loro piedi giacciono mucchi di foglie morte, ma impossibile averle viste appassire, diventar rosse, gialle e infine cadere. Secondo il consueto processo al quale ero attaccato fin dalla mia più tenera infanzia. Qui gli alberi sono pudici devono cambiare foglie la notte, a meno non le cambino con un gesto rapido e impercettibile come le donne si cambiano la camicia (oh! Passato) –

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Guinea spagnola 4 luglio – (7)

Mia cara Simone

Sono in viaggio – scendo lentamente la costa africana, un po’ a caso con un centinaio di portatori negri i quali trasportano della robaccia che vendo carissima e che scambio con avorio che pago una sciocchezza.
Sono tre giorni che non vedo il cielo, tanto questa vegetazione è soffocante e densa, di notte la foresta echeggia di mille rumori poco rassicuranti e io aspiro a uscire da questa foresta e rimpiango talora la flora più modesta dei nostri paesi – Darei molto per avere qualche notizia – e mi cullo spesso nella dolce speranza che la pace sia firmata prima ch’io torni tra gli uomini.
Per portare questa lettera alla posta un negro camminerà cinque giorni nella boscaglia. Se per caso essa emana l’odore poco piacevole del negro, vi prego di scusarla, viene da molto lontano e il mio amico missionario mi fa notare, con uno spirito di cui vi lascio Giudice che le lettere in questo paese sono rare almeno quanto il sudore del cantoniere.

Sinceramente vostro, Louis.

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Opi 10 luglio – (8)

Mia cara Simone.

Non sono uno che ha il senso del dovere. Dovrei risalire verso la foresta – Ma il mare è così bello, che mi trattiene indebitamente sulle sue coste.
Si sta così bene –
Vi scrivo sotto un’enorme ginestra – La luna dorata si copre di mille fiorellini rosa e bianchi i cui piccoli steli verde scuro si ergono dritti uniformi, ficcati nella sabbia. –
In basso il mare frange senza posa, portando a ogni ondata un po di schiuma con un lieve mormorio discreto quasi garbato. –
Non un albero maestro si staglia contro l’orizzonte, qui il mare è tranquillo ……
Anch’io.
I miei pensieri a poco a poco si purgano di tutto ciò che hanno di noioso –
Mi sento pervaso da una grande indulgenza per tutto.
Godo egoisticamente dell’attimo presente – Credo che sia la sola formula di felicità umana, la sola che non inganni quella in cui siamo veramente sicuri, perché non dipende da nessuno.
A poco a poco, l’amarezza sarcastica che il passato lascia, si addolcisce fa posto a un dolce scetticismo che si estende al futuro e appare il presente, solo, libero, depurato, e radioso come così spesso è –
Non c’è da chiedere di più alla vita, è già molto –
Per un istante sono assolutamente esclusivamente, perfettamente felice. –
Dal largo arriva la brezza, a sbuffi e rabbiosa, spolvera di sabbia dorata i mille fiorellini rosa e bianchi che subito si scuotono, tutti insieme, come fiorellini preoccupati delle loro corolle –

Molto cordialmente vostro Louis. –

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Sotto il ramo! – ? – 14 luglio. (9)

Mia cara Simone.

Oggi 14 luglio, dove sono?
Neppure io lo so, so che due anni fa ero a Longchamp, in mezzo a tanti altri che non ci sono più, e dopo, sono successe tante, tante tristi cose.
Sono triste anch’io, oggi, chissà perché, che sia la febbre, o il passato, forse tutti e due.
Sono quasi otto giorno che vado avanti, sotto la foresta, non ho ancora incontrato nessuno e, se le carte dicono giusto, non incontrerò nessuno prima di quindici giorni.
Ci sono, mia cara Simone, dei momenti grigi, in cui per una ragione o per l’altra, tutto l’essere si lascia andare, un’intima sensazione di disgusto vi invade la gola, l’odore di concime umido che il suola esala diventa insopportabile, i negri ancora più neri i gesti si fanno stanchi, mille riflessioni scoraggianti affluiscono alla mente, se non ci fate attenzione, è lo svaccamento generale e naturalmente la febbre.
Di sera, soprattutto, quando sotto la grande volta dei rami ho sistemato l’accampamento e tutti i portatori dormono, e faccio cuocere il mio pezzo di scimmia giornaliero, su un focherello recalcitrante di legno umido, e per una ragione o per l’altra sono incupito mi invade una sorta di timoroso pudore, ho paura nella grande caverna che gli alberi formano, cerco invano le stelle, i mille gridi di animali che l’eco ingigantisce ancora, mi sembrano protestare contro la mia presenza.
E vi confesso che in questi momenti evito di urtare con mio unico cucchiaio le pareti della mia unica casseruola, per paura di far rumore.
Allora pian piano mi lascio andare a riflessioni malinconiche sul mio stato vagabondo…ma subito evoco il piatto quadro del confort europeo, della vita insulsa, ordinata, misurata, pesata, compassata, di quelli di laggiù, ottusi, rompiscatole, pretenziosi, meschini, e la mia noia sparisce, mi sento liberato dall’angoscia, protetto da tutto questo grazie alla mia grande solitudine –
E se qualcuno potesse osservarmi mi vedrebbe raddoppiare le attenzioni al mio focherello, umido e recalcitrante, che faticosamente cuoce un pezzo di scimmia coriaceo, nella mia unica casseruola.

Il vostro vecchio amico – Louis –

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Campal, 31 luglio – (10)

Mia cara Simone,

Sono due anni oggi che lasciai Rambouillet per la grande avventura, e da allora ne hanno ammazzati tanti, e ne ammazzeranno ancora, instancabilmente fastidiosamente, la guerra comincia a farmi l’effetto di un’ignobile tragedia, sulla quale si alzi e si abbassi ininterrottamente il sipario davanti a un pubblico sazio: ma non troppo prostrato per alzarsi e andarsene –
Quasi tutti coloro con i quali sono partito per la guerra sono stati uccisi, i pochi superstiti sono irrimediabilmente infermi, qualche altro come me, infine era un po’ dappertutto, alla ricerca di calma e di oblio, che non si trovano più –
Sarà la sorte di molti altri, mia cara Simone e gli “erranti” prodotti dalla guerra saranno numerosi –
I pregiudizi, su sui si fonda di regola la cornice sociale non sono tanto puntellati da sostenere chi ha visto da vicino l’aspetto deprimente, l’aria sfatta, le fibre intime tremolanti, di fronte alla morte dei tanti che godono nella vita organizzata di una solida “reputazione” e di “una posizione formidabile” e di tanti altri luoghi comuni che per lunghi anni gli sono serviti a dirigere in maniera dottorale, le masse rispettosamente sottomesse di coloro che non possiedono –
Che triste rappresentazione mia cara amica, quella offerta dalla maggioranza di fronte a colei che non perdona gli attori mediocri –
Quante vesciche sgonfiate ho anche visto, che fino a pochi giorni prima avevano tenuto sull’attenti masse di subalterni, così ora, sono con molti altri pieno, di un pietoso scetticismo, per questa corte di pretenziosi imbecilli, quasi tutti, il cui unico talento consisteva nel mantenere tra sé e gli osservatori uno schermo opaco, o piuttosto di colore favorevole, attraverso cui il popolo pecorone contemplava il suo oppressore, talvolta si  ribellava – ma con ciò stesso, consacrava l’efficacia di questo ingannevole miraggio. La morte non la si imbroglia, ha rotto questo pernicioso incanto – e gli uomini, qualsiasi uomo, mi sono apparsi per la maggior parte terribilmente uguali, capaci di distinguersi rispetto alla massa con due soli mezzi e non tanto spesso – i vizi e l’intelligenza.
Attaccati alla vita, tutti, allo stesso grado, e disposti a prestarsi al suo sacrificio, per tre sole cause – il fuoco sacro, che si avvicina molto a una qualunque fobia; per mancanza d’immaginazione che confina con la miseria psichica, e infine per una terza e ultima ragione, un grande amor proprio.
Chiamate tutto questo come volete – rigirate, cambiate le espressioni – cercate le scappatoie, non troverete altri moventi, al più gran sacrificio, ornatelo dei nomi più pomposi, distillatelo in frasi infuocate, non ne uscirete – Lo sparuto drappello dei ricordi appare allora infimo, aspetta solo la spinta per sistemarsi in una delle tre categorie di cui molti soggetti hanno il solo merito di esserci stati spinti –
Infine un’infima minoranza di vigliacchi ai quali mancheranno le tre qualità, o ne possiederanno solo una a un livello troppo elevato per essere annullata da un’altra, compensatrice. Avevo bisogno di questa grande prova per conoscere il fondo dei miei simili sui quali nutrivo grandi dubbi.
Ora è fatta, li ho classificati senza risparmiare me stesso – So quel che valgo, so quel che valgono e ho concluso che molti altri, che ci era definitivamente impossibile dipendere da altri uomini per la maggior parte terribilmente uguali – se non inferiori.
Non crediate mia cara Simone ch’io sia in preda a una folle presunzione, né ch’io appartenga a una setta di giovani esteti che trattano con superbia carica di disprezzo il resto dell’umanità sdegnosamente votato al loro totale ostracismo.
In nessun punto il mio ombelico è diventato il centro del mondo.
So che sulla terra ci sono esseri di fronte ai quali m’inchino volontariamente ma purtroppo non sono gli stessi che è necessario sollecitare per mangiare.
Questi sono in generale molto più pretenziosi ed esigono di chi dipende da loro, una rispettosa sottomissione, che il senso del ridicolo ha in me definitivamente scacciato, e reso impossibile –
E’ per questo, che percorro e percorrerò ancora il mondo, in fantasiose occupazioni, è per questo anche che molti altri che hanno visto ci raggiungeranno, è per questo che la schiera degli svitati e degli “erranti” si rafforzerà di molte unità, fatale transfert della delusione, boa dell’amor proprio, bastione contro la schiavitù che avvilisce e degrada, ma contro cui nessuno protesta, perché unico spettatore è il nostro cervello –
Non crediate neanche, ch’io professi un qualunque odio per i miei simili, al contrario mi piace vederli, ascoltarli, ma faccio il possibile per sfuggire alla loro presa, per sentire il suono di una campana, è meglio star lontani, il rumore troppo ravvicinato assorda –
Ho conosciuto un uomo, molto provato dalla vita movimentata, fuggiva gli astiosi e aveva l’abitudine di dire “Quel che ho guadagnato nel commercio degli uomini, è solo un grande scetticismo, e un’enorme indulgenza, per loro e per me stesso – “
E’, credo, tutto quello che la vita merita, non abbastanza per piangerla troppo per volerla abbandonare –
Victor Hugo, la cui vita è lungi dall’essere un modello di ascetismo, professava – “Che solo il genio, merita che ci si inchini e la bontà che ci s’inginocchi” –

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(Nella lettera che segue, scherza con l’amica Simone sul matrimonio (tace o nega quello reale) e la rassicura che non sposerà mai una negra.)

20 agosto – (11)

Perché?
Sarebbe puerile incriminare una repulsione per le curve, alcune sono perfette –
L’odore, ci si abitua.
Del resto come media sono pulitissime.
E per quel che se ne vuol fare, il colorito psichico dell’io della giovane conta poco –
Per me c’è una sola ragione che mi trattiene ed eccola –
Le donne negre, sono in genere schiave dei mariti, sono loro che lavorano nei campi, fanno da mangiare, per tutti, crescono i figli, gli uomini si accontentano di essere uomini, e questo basta a tutti – La morale non è che una parola e i maschi qui godono di una considerazione che in Francia gli sarebbe rifiutata nei migliori ambienti a meno che dopo la guerra…… –
Allora, dunque, quando per caso un bianco, prende una donna tra queste native, lei si trova di colpo trasportata al sommo della felicità –
Niente più lavoro, niente più botte – mangiare in abbondanza, e poiché dopotutto è donna, pochi stracci più o meno colorati, la portano in Paradiso. Sotto l’influenza dell’inattività e di un relativo benessere, il suo cervellino fino a quel momento impantanato in una vita miserevole e bisognosa in cui se la cavava proprio bene, si mette in azione e ben presto nel contatto con l’ambiente si eleva a un grado che per quanto minimo, la porta a costatare con disprezzo il suo stato primitivo, e a poco a poco la rende completamente inetta – al mestiere di serva che pochi mesi prima le sembrava accettabilissimo –
Un giorno, il bianco se ne va, lei ritorna al villaggio, spesso costretta con la forza, a restituire al marito, tutto quello che aveva potuto accumulare, si ritrova più miserevole di prima, giacché ora sa, che cos’è –
Probabilmente si trascinerà come un peso morto, per tutta la vita, a meno che non si suicidi, il che succede spesso, non a causa della perdita del bianco di cui si cura poco, ma a causa della perdita del confort di cui si cura molto di più. Se sopravvive, è nella sua sfera e fino alla morte una “incompresa.” Ho troppo il culto della mia indipendenza per intaccarla con male azioni di questo genere, non sono riportate su nessun codice, benché spesso facciano più torti dei delitti che vi sono registrati. Conosco uomini rispettati che si inorgogliscono di appellativi pomposi, che non si lasciano fermare da considerazioni così sottili.
In quanto a me, ne ignoro talvolta altre, ma rispetto sempre queste – e mi curo ben poco della stima pubblica –
So tra l’altro, che basta poco per far soffrire qualunque essere soprattutto facendogli perdere delle illusioni – e non dimentico mai il proverbio arabo “Quando Allah vuol perdere una formica, le dà le ali da un’alba a un tramonto” – Molto sinc.  vostro L d T

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Campo, 17 sett. 1916 – (12)

Mio vecchio Milon

ho appena ri(ce)vuto la tua lettera, mi rendo particolarmente conto che la vita ottusamente sociale e in specie per chi si guadagna da vivere ti è diventata impossibile –
Come me, tu sei comparso dinanzi a industriali dalle lunghe barbe e dall’aria pomposa la cui nullità salta agli occhi perspicaci, ripugna anche a che inducono a certi passi con disgusto che pure bisogna vincere perché loro sono “il denaro” –
Poichè questi sentimenti si sono trasformati come in me una tranquillità asociale, fa come me – fila via –
Esiste un dosaggio psicologico degli inizi coloniali, ti dirò che il carattere francese essenzialmente abitudinario vi si adatta male –
Prima di tutto ci sono gli anziani che come dappertutto si danno grandi arie in questo caso con stupide storie di morti più o meno folgoranti che evidentemente vengono messe sul conto delle colonie e del clima quando 95 volte su 100 il colpevole è il morto.
Se ti dessi una descrizione della “vita” coloniale francese ci sarebbe da fare parecchie tragicommedie. Io stesso ho la fortuna di essere uscito da queste frottole buone al massimo per spaventare gente che non sia della nostra tempra – Con la guerra, le prodezze coloniali e l’eroismo coloniale si sono svalorizzati – naturalmente ne risulta nei loro possessori una malcelata gelosia che spesso insidiosamente possono fare Molto male –
Sei avvisato dunque non farti bloccare da questo. Ti racconteranno di spaventosi misfatti che chinino sordità amnesia cerebrale, cecità anche, non crederci, qualunque medico serio t’insegnerà che il solfato di chinino non può essere tossico – per la buona ragione che si elimina dal corpo in meno di 24 ore – e se ha delle virtù sono acqua fresca. –
Queste calamità sono causate, e sempre, non dal chinino ma da altri eccessi di ordine più pernicioso – Ti parleranno di “biliari” folgoranti, la biliare ce l’hanno solo quelli che bevono come spugne, che si ubriacano notte e giorno come disgraziatamente è spesso il caso.
C’è un libro inglese fatto molto bene di un maggiore medico chiamato Boyce che si intitola “La zanzara il sole e l’uomo” ecco credo che la formula giusta. Attenzione alle zanzare – sono loro scientificamente i propagatori, i veicoli della febbre – e guardati sopratutto dalle fanatasie che consistono nel fare a meno delle zanzariere.
Fuggi il sole come la peste, è freddamente mortale – a breve o lunga scadenza. Del resto tutto questo, scientifico, non ho fiducia che nelle spiegazioni scientifiche – Dissolve i globuli del sangue “Anemia tropicale” o colpisce brutalmente il bulbo – Colpo di sole 99% morto – Le zanzare non compaiono prime delle 5 di sera.
Il caldo è più che sopportabile. Tra le contrade tropicali d’Africa è quella meno calda. Fa meno caldo che in Francia d’estate.
Sempre a questo proposito ti racconteranno molte frottole di calore rovente. Balle. Balle. Balle per la scientifica Ragione che l’Africa Equatoriale è terribilmente irrigata e che ci piove 6 mesi su 12. Il Senegal, tutta l’A.O.F. è calda, vero – Però non le rifiutare brutalmente, le storie che ti verranno raccontate da coloni pieni di buona fede – Ascolta gentilmente te ne saranno grati, perché in fondo è un bravo ragazzo è solo “colonità” –
Bevi soltanto acqua e non scopare –
Prima di tutto l’alcool è necessariamente come il vino sotto i tropici per ragioni di clima ad altissima dose. L’alcool, aiuta il calore a dissociare i globuli nel sangue l’acqua li associa – Qualunque cosa ti possano dire – Rispondi con questo argomento – Solo un coglione potrebbe confutarlo.
Niente donne hanno tutte la sifilide. –
Non perdere mai di vista quello che tanti e quasi tutti perdono.
“Si viene nelle colonie particolarmente in Africa equatoriale per fare soldi e non per restarci” –
Sono ancora in tempo a darti qualche consiglio che mi sembra utile –
Mettiti bene in testa che in bianchi che sono in AEF e in Congo sono in genere inferiori a noi, rari sono quelli che valgono quanto noi.
Le ditte devono fare i conti con chi è serio –
Del resto qui la parola impiegato non esiste –
Sei responsabile di tutto in una agenzia, senza nessun controllo.
Puoi dire merda al padrone il giorno in cui ti è venuto a noia e trovare immediatamente un’altra occupazione. Del resto lui lo sa e non ci prova neanche – Per questo basta rappresentare un valore, cosa rara ti ripeto qui – e dunque possibilità di farcela –
Da parte mia ho appena ottenuto la gestione di una grande piantagione di cacao, sono a un mese dal padrone, solo, con dei negri. Le iniziative sono tutte mie e mia l’autonomia – Faccio quel che voglio – E metto da parte  – 2000 franchi al mese – Sia attraverso la ditta che per altre vie.
Se sei deciso, vai a trovare alla C. F. S. O. il signor Yerlès – E’ lui quello che conosco bene gli ho parlato di te, è un uomo di ottima educazione un cervello, il solo che abbia incontrato finora nelle colonie –
Sii preciso, sobrio di parola – fa un po di moine, non guasta ma senza esagerazione – Rivendica con me, un’amicizia di lunga data – Insisti per il Camerum – Firma tutto quello che ti mostreranno, non ha nessuna specie d’importanza, quelli coloniali sono contratti capestro, non hanno alcun valore di fronte alla legge e valgono solo il prezzo che attribuisci alla tua firma, non farti frenare da questioni di paga, ti dirò poi perché soprattutto non devi parlare  – di me.
Come vedi non c’è voluto molto – Puoi fare altrettanto –
Prendi prima di partire in Francia, degli sciroppi emoglobinici servono –
Non temere i farmaci, malgrado tutto il male che te ne diranno.
Con il denaro anticipato che ti darà la Compagnia, comprati dei vestiti secondo i consigli dati, non dimenticare che la tenuta è il miglior fattore, di potere sui negri. Se gli inglesi sono ammirati e rispettati molto più di noi dai negri e perché sono sempre chic. I francesi credono di doversi lasciare andare appena sono soli, e sembrano anche vantarsene.

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Biko 15 ottobre (a Simone) (13)

Se volete vedere la vita fate attenzione alla vostra visione, essa corre dietro alle illusioni, ammanta la verità di menzogne ma pretende al realismo di ciò che ha visto. C’è così in noi un bisogno indelebile d’ideale, di stravagante di chimerico di travestito. Preferiamo perfino pensare a una sofferenza che avremo immaginata – piuttosto che a una triste realtà che abbiamo visto – E’ tutto qui, mia cara Simone, da allora ho rivolto un’accurata attenzione a tutti i problemi che si presentavano ai miei occhi –
Invariabilmente, ho percepito due cose, quello che inconsciamente vorrei vedere, e quello che devo vedere A forza di rigettare ciò che si deve vedere si finisce col non vedere che ciò che si vorrebbe vedere ecco perché tanta gente s’immagina di sguazzare nel realismo, senza realizzare che è solo illusione realista. Questa piccola avventura è capitata a uomini molto celebri, nei loro scritti si ritrova un’ombra di amarezza che i loro abituali lettori mettono sul conto di una nevrastenia passeggera come de Musset

Quando ho conosciuto la Verità

Ho creduto che fosse un’amica

Quando l’ho capita e sentita

Ne ero disgustato –

E tuttavia essa è eterna

E quelli che ne hanno fatto a meno

Hanno ignorato tutto quaggiù –

Gli uomini celebri non hanno considerato opportuno seguire questo sentiero pericoloso che fa perdere le illusioni necessarie alle creazioni artistiche I perdigiorno della mia specie non hanno niente da perdere è la ragione per cui non potrei consigliarvi il mio metodo – a voi che prima di tutto siete vergine, cosa che io non sono più quasi quanto lo siete voi, che siete donna, cosa che rimpiango di non essere, e che siete artista soprattutto, cosa che non sarò mai visto che in qualsiasi ramo artistico mi miei sforzi e i miei successi non hanno mai superato la penosa esecuzione di una “Piccolissima serata” –

Molto sinceramente L.

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Bicobimbo 12 ottobre 1916 – (14)

Mia cara Simone.

Che dirvi di nuovo sulla mia vita, i giorni si accumulano gli uni sugli altri, di tanto in tanto penso che le tavole mortalità accusano una durata media della vita di 42 anni, sarà dopo l’attuale salasso, profondamente modificata, che si muore velocemente e con certezza nelle colonie, e che per tutte queste ragioni è ridicolo, puerile, superfluo, selvaggio, paradossalmente grottesco, matto furioso, idiota, infantile, amorale, immorale e anacronistico “prendersela” minimamente.
Coltivo cacao, come sapete ne raccolgo tonnellate e tonnellate al mese, ho cercato più volte di convertirlo in cioccolata mangiabile, non ne ho ma ottenuto neanche un boccone, bisognerà chiedere a Potin come fa.
A parte questo, cerco di fare un po’ di bene, sono alla testa di una farmacia, curo il maggior numero di negri possibile, anche se non sono minimamente persuaso della loro utilità.
Faccio grandi quantità di iniezioni di atoxil contro la malattia del sono che infierisce disastrosamente nella regione, come altre malattie che si manifestano nei negri in forme frequentemente e disgustosamente acute, ma la cui esistenza dev’essere ignorata dai giovani e di cui anche solo enunciare il nome deve per forza provocare in loro, le rivolte di un pudore sinceramente allarmato.
Impiego il resto del tempo in ricerche al microscopio, ho sempre avuto un culto particolare per le verità vere. Facevo qua e là qualche studio sulle tossine vegetali e animali per convincermi de visu della nocività degli alcools, faccio piccole esperienze sulle scimmie. Da 6 litri di acquavite di prima qualità sono riuscito a estrarre una quantità di furfurol o aldeide piromneica, capace di uccidere un gorilla, quasi istantaneamente.
Mi direte che gli uomini non sono dei gorilla, sarei d’accordo, facendo tuttavia, certe e anche tante riserve.

L D Touches –

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Il 4 febbraio 1917, una lettera ai genitori si conclude con l’annuncio:

Parto per Duala col prossimo battello.
Via, per nuovi cieli, niente è più bello della libertà e del cambiamento che l’accompagna.

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Duala 5/3/17 – (15)

Miei cari genitori,

La città ha cambiato completamente aspetto, ha un po l’aria che devono avere quelle città effimere che nascono sui giacimenti d’oro.
Il Giro di denaro è incredibile, affari a sfare, in pochi mesi ognuno s’è fatto una piccola fortuna –
Il nostro attuale Direttore, torna in Francia col prossimo imbarco, gravemente colpito temo irrimediabilmente – Si aspetta il sostituto – Il mio soggiorno a Duala sarà breve, verosimilmente, ripartirò la settimana prossima per la boscaglia, questa volta dalla parte inglese – per metter su una grossa azienda – Se le cose seguono il loro corso, tornerò nel maggio 1918 – cioè tra 14 mesi – Louis.

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(Poi di colpo, in aprile, ricomincia la pioggia di cartoline da una serie di porti che sono altrettanti scali di una nave diretta in Inghilterra. La cartolina che contiene qualcosa di più della firma, dice:)

Cari Genitori – In viaggio per l’Europa –
Conservate il francobollo! – affett. L. Des Touches

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A bordo della nave che lo riportava in Europa, Louis Destouches scrive una novella: “Des vagues”, che data 30 aprile 1917, vigilia dello sbarco a Liverpool. Sarebbe inedita. È nel corso di questa avventura africana che si collocano i primi tentativi di scrittura letteraria.

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