Zeppelin, di Pepe Moreno

di Sergio Di Vitantonio

Due aerei militari F-4 Phantom si alzano in volo da una portaerei americana di stanza nelle Bermuda. Si tratta di un’esercitazione di routine. Improvvisamente uno dei due velivoli finisce in un buco nero che si rivela essere parte di un’astronave sospesa immobile tra le nubi dell’Atlantico. L’aereo attraversa quel varco e si schianta sul dirigibile Hindenburg, il famoso zeppelin della Germania nazista che si incendiò sui cieli del New Jersey il 6 maggio 1937. Inizia così questa raccolta di brevi storie in formato graphic novel di Pepe Moreno.

A seguire: una versione alternativa e “lisergica” della guerra chimica durante il primo conflitto mondiale; un manipolo di soldati in un teatro di guerra futuristico e deserto impegnato nell’assalto impossibile a un misterioso bunker; kamikaze giapponesi e videogiochi da cornice pop; un pilota di astronavi da trasporto alle prese con un omaggio malsano al famoso “Il Pianeta delle Scimmie” di Franklin J. Schaffner; un astronauta crociato nella sua missione inquisitoria; un agonizzante soldato statunitense della guerra del Vietnam che viaggia indietro nel tempo e si imbatte in una divinità guerriera. Queste sono le storie che racconta Moreno. Unici comuni denominatori: fantascienza, conflitto e violenza.

Nato in Spagna nel 1959, Pepe Moreno si fa conoscere prima in Europa e poi negli USA per le sue tavole pubblicate per la DC Comics e la collaborazione con la storica rivista Heavy Metal, nata per iniziativa di Leonard Mogel sulla falsariga della controparte francese Métal Hurlant. Siamo all’alba  degli anni ’80. Il mondo si avvia alla fase finale della Guerra Fredda tra il blocco occidentale e quello orientale. Il genere fantascientifico, assieme a quello fantasy, conosce una seconda giovinezza grazie allo sdoganamento apportato dalla cultura underground, dai film di Hollywood e dal generale progresso tecnologico. L’allora esordiente Pepe Moreno si fa subito notare per il suo stile vivido, l’attenzione maniacale per i dettagli e un certo occhio di riguardo per le scene violente e l’erotismo; tutti elementi che in “Zeppelin” trovano una loro logica collocazione in una miscela che amalgama anatomie colliquate e cinismo antologico.

Sono storie corte, dirette, con il classico colpo di scena finale che a volte arriva come un pugno allo stomaco e a volte lascia, volutamente, l’amaro in bocca. L’illustratore cura anche i testi di questo breve fumetto ma, invece che soffermarsi nella, talvolta noiosa, psicologia dei personaggi, non fa nomi, non fa in modo che il lettore possa empatizzare con quelle che sono solo comparse e corollario di una sarabanda spietata fatta di uomini e macchinari, di sangue e microprocessori. Una simbiosi insolita e controcorrente che qui produce i suoi frutti in modo rapido e diretto; ecco, dunque, lo Zeitgeist del fumetto fantascientifico degli anni ’80, condensato in poche decine di pagine dalla fantasia di un autore semisconosciuto, specie in Italia.

Non è un caso che abbia deciso di recensire questo prodotto che risale all’ormai lontano 1985. Purtroppo risulta essere quasi introvabile e non ho trovato alcuna informazione a riguardo di un progetto di ristampa. La copia in mio possesso è una traduzione francese dell’epoca edita dalla Albin Michel. Non mi pare, purtroppo, che sia mai stato tradotto in lingua italiana e ciò è deludente. L’audace consumatore di fantascienza che voglia approfondire la visceralità delle tavole di Moreno può armarsi di pazienza e cercare anche altre sue storie quali “Rebel”“Joe’s Air Force”“Generation Zero” o “Gene Kong”.

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