Appunti per una guida turistica non conforme – Necronautica 1

di Sergio Di Vitantonio

È un nuovo giorno.

Una compagnia di figure appiedate percorre un incrocio che ricorderebbe quello di Times Square a New York, se non fosse per la cenere che scende dal cielo come pioggia sporca. Insegne luminose e neon animati illuminano vasti edifici che hanno le stesse fattezze delle ziggurat dell’antica Mesopotamia; sono state costruite di un materiale che non sembra essere fango mischiato con paglia, ma qualcosa molto simile a una mistura di ossa e parti organiche. Il gruppo in movimento supera un cartello dorato con la scritta: “Piazza Ninua – Ai figli prediletti di Aššur – Dipartimento dei Lavori Pubblici”. Camminano lungo un marciapiede in buona parte già coperto da una sottile coltre di cenere frammista a siringhe ipodermiche, avanzi di cibo, cocci aguzzi di bottiglia e strani piccoli insetti che si muovono a fatica tra i rifiuti e la cinigia ancora calda.

Sono uomini, in un certo senso del termine. Uomini tenuti insieme l’uno con l’altro da una rozza catena ad anelli che passa attraverso le loro gabbie toraciche. Indossano strani abiti: calzoni estremamente aderenti con corte brache lunghe fino al ginocchio e con ampi spacchi, sbuffi e fiocchi al pari dei sovrastanti corsetti, in cuoio tinto in vari colori. Alcuni indossano lamine metalliche sovrapposte nella parte alta della gamba, altri delle pancere o delle mezze corazze o dei corsaletti che lasciano le braccia sguarnite. Qualcuno ha il capo protetto da un cappello di feltro, altri hanno delle borgognotte. Tutti sono armati: picche, alabarde, spade e spadoni a due mani. Li guida un ufficiale dai lunghi baffi e dalla folta barba. L’uomo regge un pesante calice istoriato con la mano destra, mentre la mano sinistra è stretta sull’elsa di una katzbalger.

Vorwärts! Vorwärts! Vorwärts!” grida, tra un sorso e un altro, portandosi il calice alle labbra.

La sua barba è intrisa di sangue e i guerrieri incatenati, come lui, marciano in maniera quasi gioiosa tra sputi e bestemmie pronunciate in dialetti tedeschi di tempi remoti. L’Hauptmann scavalca con le sue lunghe gambe, rese ancora più scheletriche da una sudicia calzamaglia scarlatta, un corpo che sembra appartenere a un bambino ma che di infantile non ha nulla se non le dimensioni. L’ultimo soldato della fila lo allontana con un calcio, superandolo, mentre il resto della truppa prosegue nella sua ronda, schiamazzando. Il cadavere rotola via dal marciapiede e finisce in un rigagnolo intasato per diventare subito l’oggetto delle curiose attenzioni di una strana scolopendra che è appena fuoriuscita da una lattina vuota di Bile Cola.

Questo pittoresco carosello itinerante, supera le ziggurat e raggiunge una via piena di locali, ben più ampia della precedente. Potrebbe appartenere a una città qualsiasi se non fosse per le insegne: “Stagioni Vuote – Ristorante e Lounge Bar”, “Aborto di Beleth – Recentemente premiato con i tre pentacoli della Guida Creosoto”, “Sputo Draconide – Ingresso riservato ai soci” e altri titoli similari e contorti. La strada sembra essere deserta, come se si stesse riprendendo dall’ennesima notte di bagordi e tutto fosse prossimo allo  spegnimento per risvegliarsi di nuovo. Agli ingressi dei ristoranti, qualcuno si affaccia per gettare spazzatura e piscio sulla strada. Qualcuno lancia perfino una secchiata di viscere che per poco non finisce sulle scarpe di cuoio dell’ufficiale.

Hurensohn!” sbraita l’uomo, che si ferma e getta il calice contro la vetrata del ristorante.

La scritta “Le Ghiottonerie dell’Escrementale”, finisce in frantumi e la figura responsabile dell’incauto gesto scompare brevemente all’interno del ristorante per poi riemergere con un’accetta di quelle che normalmente vengono impiegate per sbozzare e tagliare la legna. Un colpo di archibugio, proveniente da un anonimo membro della soldataglia che accompagna l’uomo al comando, fa scempio dello sprovveduto titolare o chi per lui: un ammasso rossastro fatto di ossa, denti e cuoio capelluto prende il posto del suo cranio. Dall’altra parte della strada accorre un’anziana coppia di sudamericani che si precipita su quei rimasugli e fa incetta delle parti che sembrano essere più appetitose: lingua, globi oculari, frattaglie di materia cerebrale.

O su dia a dia mais gostoso…” ridacchia la donna della coppia rivolta al vecchio marito, mentre infila il tutto in una busta di plastica con le sue dita unte e annerite.

Seguace di H. Bosch – The Harrowing of Hell

Hanno un aspetto trasandato e barbarico, quasi primordiale. Sono completamenti nudi fatta eccezione per un cappello fatto di ossa di uccello che copre le teste sporche di entrambi. I soldati della compagnia ridono tra loro per poi riprendere il giro di pattuglia, sempre sotto la guida dell’Hauptmann che li comanda. Sono lanzichenecchi reduci di chissà quante battaglie del sedicesimo secolo e veterani di Pavia, della Bicocca o del Sacco di Roma. Non sono gli unici a trovarsi qui. Stando all’ultimo censimento voluto da Baalberith, ci sono almeno sessantamila Landsknechte che vengono principalmente incaricati dei compiti di polizia volontaria. A guidarli ci sono i loro ufficiali di un tempo. Questo Hauptmann, ad esempio, è Christoph Holbein, nato nel 1497 nella città sveva di Augsburg. Fervido sostenitore della dottrina protestante, Christoph cominciò la sua carriera di tagliagole uccidendo il suo stesso padre, un rispettabile bottaio, fracassandogli il viso con la mandibola di un vitello a seguito di un alterco. Costretto alla fuga per evitare di finire giustiziato in qualità di patricida, finì reclutato tra i mercenari di Francesco I di Francia e partecipò alla battaglia di Marignano. Dopo alterne vicende, sotto l’autorità di Georg Frundsberg, prese parte alla Guerra della Lega di Cognac tra le file degli Asburgo. Morì l’11 aprile 1544 durante la battaglia di Ceresole, nel corso di una delle ennesime guerre d’Italia del Cinquecento. Una picca svizzera lo attraversò da parte a parte uccidendolo sul colpo. Così come i suoi commilitoni, assassinando innocenti e compiendo razzie, si è guadagnato l’ambito premio della dannazione.

I due vecchi seguono con lo sguardo i militi fino a quando questi non scompaiono dietro l’incrocio, tra una fila di automobili nere parcheggiate. La pioggia di cenere cessa qualche istante dopo, seguita dal rumore prolungato di una sirena che riempie quell’atmosfera opprimente; se i due avessero mai avuto qualche conoscenza di storia della Seconda Guerra Mondiale, saprebbero che si tratta del suono emesso da una coppia di originali trombe di Gerico recuperate da un bombardiere Junkers Ju 87, suono amplificato e potenziato dalle pratiche dell’Occultocrazia per annunciare in tutta la Capitale la venuta del nuovo giorno. Ma i due associano quel suono solamente al preannunciarsi del turno lavorativo giornaliero ai Mercati Generali di Baia Putrida. Lui si chiama Francisco Pedro Filho e, dal 1965 al 1970, ha ucciso ventiquattro ragazzi, con la complicità della moglie Marcellinha de Sousa, nello stato di Pará, nel nord del Brasile; braccata dalla polizia, la coppia di assassini trovò rifugio temporaneo in un ostello abbandonato nella città di Altamira dove gli amanti si tolsero la vita con il veleno per non farsi catturare vivi.

Marcellinha e Francisco attraversano la strada mentre due timorosi dipendenti del ristorante si affacciano dall’uscio per vedere cosa è rimasto del primo. Improvvisamente una lancia antincendio con le insegne abissali del Granduca Aim, guidata da quattro Fecalomi di Dite, compare sulla strada e li falcia con il peso dei loro zoccoli lasciandosi dietro una traccia di feci carbonizzate e di sangue. Gli uomini e le creature del Granduca sono note per la loro solerzia e non possono trattenersi a constatare eventuali danni provocati dal proprio passaggio. Sicuramente stanno andando a bruciare le proprietà di una Casa rivale oppure rispondono alla chiamata di un qualche funzionario governativo che vuole smantellare una residenza popolare occupata da inquilini poco propensi alle discontinue Giornate delle Deportazioni o agli sfratti. I cadaveri di Francisco e di Marcellinha restano lì, su quello strano asfalto, in preda agli spasmi. Nessuno qui può morire definitivamente.

Presto arriverà qualcuno a raccoglierli, magari dei derelitti come loro alla ricerca di parti umane da rivendere, oppure qualche dipendente del Dipartimento per lo Smaltimento dei Rifiuti; i più fortunati vengono venduti ai Riconfiguratori per assumere una rinnovata Neoforma per poter continuare a lavorare. I Riconfiguratori apprendisti pagano bene, specie quando hanno bisogno di fare pratica.

Alla guida della lancia antincendio, c’è il giovane Aldinoch della Casa Seborroica di Barg’heg. Ultimo figlio di una virtuosa dinastia della Demonocrazia, Aldinoch ha da poco compiuto l’equivalente di duecento anni terrestri e, non volendo sottostare alla potestà genitoriale, ha deciso di lavorare tra gli uomini del Granduca Aim per potersi pagare liberamente gli studi presso l’Università “Shiro Ishii”, istituto noto per l’ospitare facoltà prestigiose quali Tanatologia Demonica, Putridomanzia e Carnografia Medicale. Nessun membro della Casa Seborroica ha mai intrapreso studi di natura medica, ma Aldinoch si sente in dover di contribuire al progresso della sua razza. Eccolo, ora, in qualità di Capopezzo, al comando della sua lancia carica di Brutonapalm, pronto per nuove e sconclusionate avventure incendiarie. Esempio dell’espressione della Pura Discendenza, una tra le caste più rispettate nel rigido schema gerarchico che regola la vita di questo mondo. Mentre il veicolo continua la sua folle corsa, spinto dalla malsana forza muscolare dei Fecalomi, una livida luce compare tra i grattacieli contorti e le colonne di fumo; una luce simile a quella di un sole ma di splendore corrotto, una luce il cui ruolo non è quello di allontanare le tenebre o di scaldare una terra già calda di suo, ma solamente di stabilire un’arbitraria differenza tra il giorno e la notte in un luogo dove il tempo può scorrere seguendo unicamente la volontà capricciosa del suo Signore.

È un nuovo giorno, all’Inferno.

Seguace di H. Bosch – An angel leading a soul into hell
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