Lo stalker di Björk

di Sergio Di Vitantonio

Ricardo López nasce in Uruguay nel 1975, in una normale famiglia borghese che si trasferisce per lavoro negli Stati Uniti d’America. Affetto dalla sindrome di Klinefelter, una malattia genetica in cui alterazioni cromosomiche determinano difetti nello sviluppo sessuale oltre che disturbi a carico della componente neurologica e comportamentale, il giovane Ricardo trascorre un’infanzia e un’adolescenza segnate da una forte introversione che lo accompagnerà fino alla fine dei suoi giorni.
Non completa gli studi superiori in quanto aspira a carriere artistiche ma rifiuta di iscriversi a qualsiasi scuola d’arte per il timore di venirne respinto; per questo motivo decide di andare a vivere da solo e sceglie di mantenersi lavorando nell’attività di disinfestazioni del fratello.  Terribilmente frustrato sia dal punto di vista sessuale e sia dal non riuscire a perseguire le proprie ambizioni, si rinchiude inesorabilmente in un mondo fittizio coltivando l’ossessione per il gossip e il mondo delle celebrità. Acquista compulsivamente riviste scandalistiche, segue programmi televisivi sull’argomento e tiene un diario segreto dove annota i suoi pensieri contorti mentre vive volontariamente da recluso. Comincia con il seguire l’attrice Geena Davis, vincitrice nel 1989 dell’Oscar come miglior attrice non protagonista nel film “Turista per caso” di Lawrence Kasdan; la sua infatuazione si interrompe poi bruscamente quando viene a sapere che la donna ha interrotto la sua relazione sentimentale con l’attore Jeff Goldblum.
Ricardo López
Il passo successivo lo compie quando, nel 1993, concentra le sue attenzioni sulla cantante islandese Björk. Raccoglie informazioni su qualsiasi aspetto della sua vita pubblica e privata, acquista i suoi dischi, le scrive lettere e la ritiene la sua musa sviluppando un’infatuazione malsana che, come scrive nel suo diario, lo “rende euforico”. Sempre dalla sua penna, apprendiamo il suo strampalato desiderio di inventare una macchina del tempo che gli permetta di tornare negli anni ’70 per poterne diventare amico d’infanzia o la sua confessione di non riuscire ad avere rapporti sessuali con lei in quanto personificazione dell’amore.
Più di 803 sono le pagine scritte di suo pugno su quel diario, pagine che alternano pensieri sulla cantante islandese al disgusto per la ginecomastia che, per via della sua malattia, lo affligge. I rapporti della polizia contano 408 riferimenti a Björk, 168 riferimenti alla sua vita fallimentare, 52 riferimenti ad altre celebrità,  34 riferimenti al suicidio e 14 all’omicidio. Intanto il tempo passa e Ricardo, quasi sempre confinato nel suo monolocale in Florida, apprende con rabbia la notizia della relazione tra il suo idolo e il musicista inglese Goldie. Il problema? Goldie è un uomo di colore e il flirt viene percepito come un ignobile tradimento meritevole di punizione, secondo la mente danneggiata di López.
Smette di scrivere il suo diario e decide di passare alle videoregistrazioni. Lo scopo, secondo lui, è quello di documentare la sua vita, la sua arte e i suoi piani, con il conforto di parlare davanti a una telecamera quasi come si trovasse sul lettino dello psichiatra. Registra ben dodici videocassette dalla durata di circa due ore ciascuna. Lì, crudamente, confessa di voler uccidere la donna.
Il suo progetto non è semplice. Inizialmente pensa di fabbricare una bomba artigianale riempita di siringhe ipodermiche caricate con sangue infetto da virus dell’HIV; ritenendo il piano non praticabile, decide di ripiegare su un pacco esplosivo contenente un libro all’interno del quale inserisce una fiala di acido solforico. L’idea è quella di inviare il tutto a Londra, alla casa discografica della cantante, nella speranza che Björk finisca sfigurata o, nella migliore delle ipotesi, uccisa. Contestualmente Ricardo pianifica il suo suicidio con l’intenzione di potersi “riunire” all’artista nell’aldilà.
La mattina del 12 settembre 1996, Ricardo López avvia la registrazione del suo ultimo nastro al quale dà il chiaro titolo di “Ultimo Giorno”. Si prepara per recarsi all’ufficio postale di zona per spedire il pacco-bomba e confessa di sentirsi terribilmente nervoso; interrompe temporaneamente la registrazione, sostenendo di uccidersi nel caso in cui dovesse destare sospetti, per poi riprenderla. Lo possiamo vedere. C’è la musica di Björk in sottofondo, mentre un Ricardo denudato si rade completamente la testa e si dipinge il volto di verde e di rosso; dice di essere ancora nervoso ma nel pieno delle sue facoltà. Davanti alla telecamera colloca un cartello con la data del giorno e la scritta “The best of me”/”Il meglio di me”. Si siede quindi, così che il cartello rimanga visibile alle sue spalle, mentre le note della canzone “I remember you” riecheggiano nella stanza. Vediamo la sua agitazione crescente man mano che la canzone procede verso la sua conclusione e Ricardo inizia a respirare con forza ondeggiando avanti e indietro, sempre seduto al suo posto.
Poi la canzone si interrompe e Ricardo bofonchia un “This is for you” /”Questo è per te” mentre estrae una pistola e se la ficca in bocca sparandosi un colpo. L’uomo crolla a terra, fuori dall’inquadratura, sentiamo solo i suoi gemiti e la registrazione si interrompe qualche secondo dopo.
Il 16 settembre l’amministratore del complesso di appartamenti dove dimora Ricardo, vede del sangue colato dal soffitto del locale sovrastante. Allarmato anche da uno strano odore chiama la polizia che, entrata nell’appartamento, scopre inevitabilmente il corpo senza vita del giovane. López non sembra essere morto immediatamente e, con molta probabilità, il cartello con la scritta “Il meglio di me”, doveva finire ricoperto da sangue e materiale cerebrale ma il calibro ridotto della pistola da lui usata per suicidarsi non gli aveva garantito né la morte istantanea né l’esplosione della scatola cranica. Le autorità trovano anche, sul muro, una scritta dove viene detto che le cassette sono la prova del suo crimine e che sono destinate all’FBI.
Indagini condotte in tutta fretta dimostrarono la fabbricazione di materiale esplosivo e l’invio del pacco-bomba che, alla data del ritrovamento del cadavere dello stalker, si trovava ancora in un ufficio postale londinese e fu subito disinnescato. Ironia della sorte, ben prima di quel fatidico 12 settembre 1996, si era già interrotta la relazione tra la cantante e Goldie ma Ricardo non poteva saperlo. Qualche tempo dopo Björk rilasciò una dichiarazione sull’intera vicenda e, inviate le sue condoglianze all’incredula famiglia López, decide di lasciare l’Inghilterra per trasferirsi in Spagna nella speranza di dimenticare l’assurdo accaduto e mettere il figlio sotto protezione.
Ricardo López non aveva mai nascosto la sua ossessione per la donna, ma le poche persone che aveva accanto non avevano dato alcuna importanza alla cosa giudicandolo una persona inoffensiva incapace di intraprendere una qualsivoglia azione violenta; anche lo psichiatra che in passato lo teneva in cura annunciò che mai lo poteva ritenere pericoloso. I video dello “stalker di Björk”, come oggi lo conoscono le cronache furono inizialmente sequestrati dall’FBI ma poi rilasciati alla stampa e sono in circolazione su Internet. Nel 2000 il documentarista danese Sami Saif, ne fece un breve film di settanta minuti.

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