“NATURA UMANA” – spaccatevi con il secondo album punk/hardcore dei Fukuoka

di Marco Tumiatti

Esce oggi su tutte le piattaforme di streaming il nuovo disco dei FUKUOKA, band punk-hardcore nata nel 2015 a Cuneo. La seconda fatica del quintetto è un full length intitolato “NATURA UMANA“, composto e registrato nel biennio 2020-2022 a seguito del tour promozionale del disco d’esordio “Spaccati di vita quotidiana”, al tempo accolto positivamente dalla critica. Il disco è stato realizzato con la coproduzione di Vollmer Industries, Scatti Vorticosi, Tuscia Clan, TADCA Records, Pirate Crew Records, Last One to Die, DUFF Records.

L’artwork di Natura Umana è composto da un bel collage d’effetto: sulla copertina del disco un grande volto si staglia contro delle nuvole color blu-porpora e campeggia sulla vista di un quartiere industriale; appena sotto gli occhi della testa gigante due operai reggono una sorta di lunga sega dentata, in piedi su una piattaforma che sovrasta la scena; sul retro del disco troviamo una platea di astanti, apparentemente in attesa che lo spettacolo cominci.

Il primo atto è “La Pioggia”, brano aperto da un riff semplice quanto efficace, supportato da una vigorosa rullata che introduce la strofa dal ritmo un po’ sghembo ma funzionale alla transizione verso un ritornello molto efficace, che invita al singalong; si prosegue con “Segnalibro” (secondo singolo estratto dall’album assieme all’opener), una cavalcata punk-rock sostenuta da riff e stacchi parecchio interessanti e conclusa con una grande sfuriata in perfetto stile Skruigners, band a cui i Fukuoka si ispirano palesemente e senza farne troppo mistero (basti leggere l’ultimo brano della tracklist, appunto una cover della band milanese); le ottave punk nell’intro di “Fragile”, terza traccia del disco, lasciano spazio a una strofa parlata su cui si innesta un testo di taglio molto introspettivo (aspetto, questo, che farà da fil rouge all’intero disco); di nuovo il ritornello è studiato per essere cantato a squarciagola, con una chiara attenzione per la resa live. Dopo la denuncia della violenza e dei pestaggi raccontata da “Branco”, i Fukuoka dedicano “Masanobu” alla figura dell’omonimo botanico e filosofo giapponese che ha ispirato il nome della band, veicolando un messaggio di riconciliazione con la terra e di valorizzazione delle semplici iniziative individuali come strumento di autoaffermazione e rivoluzione. “Scogli” prosegue con la denuncia delle storture sociali dettate dalla contemporaneità (“far la voce grossa, scagliar la prima pietra, per scaricar la rabbia dopo una giornata intera di lavoro la sera, leoni da tastiera | è la natura dell’uomo che rende l’uomo animale: per difendersi deve attaccare“). “Basta” è per i fan della miglior tradizione grind/punk: una velocissima mitragliata che non raggiunge neanche il minuto ma che dimostra ancora una volta come la partita della qualità non si giochi necessariamente sulla lunga distanza. Dopo le bordate di “Lividi”, trasposizione in musica del vecchio adagio per cui “ciò che non uccide fortifica”, segue “Soluzione”, originale mix in cui i Fukuoka giocano tra rock n’roll e cavalcate punk alla NOFX, sfornando quello che per chi scrive è probabilmente il pezzo migliore del disco assieme alla conclusiva “Trent’anni”, disillusa e cinica analisi dello spartiacque anagrafico per antonomasia. Ciliegina sulla torta è il tributo agli Skruigners con la cover di “Vecchio”, pezzo di punta del repertorio della band milanese che i Fukuoka rivisitano senza tradirla e ribadendo ancora una volta le proprie origini musicali.

Gli stessi Fukuoka si definiscono “un incontro fra band d’oltre oceano come NOFX, Propagandhi e Sick of it all, e italiane, come Skruingners, Negazione e Bellicosi”. Dopo aver ascoltato questo disco e aver recuperato quello scorso si potrebbe dire che mai sintesi fu più azzeccata: i nostri si muovono in un territorio che conoscono a menadito e lo reinterpretano facendo emergere il proprio debito con i mostri sacri della scena in modo molto personale, consegnando l’ennesima buona prova su disco con totale sincerità e dedizione. Da bassista, non posso che riservare una menzione d’onore per i giri e il suono di basso, vera e propria colonna portante di queste cavalcate punk hardcore e perfetto connubio con gli sferraglianti riff di chitarra che danno linfa ai brani.

Lascia un commento