Plastinazione

di Caludia P

Una bella suora calva in un abito color osso si piega su una teca di vetro, all’interno della quale giace il corpo di una santa, quasi intatta. Il suo corpo è stato violato soltanto in un punto, il suo ventre aperto mostra a noi pellegrini, premuto sotto il diaframma, il sistema riproduttivo, l’utero e le ovaie. Un sigillo peloso a indicare il sesso, del tutto inutile.
«Non c’è alcun dubbio fosse vergine!» esclama suor Olga.
Il pube è ricoperto da una peluria posticcia, e più in basso – realizzata con grande sollecitudine – c’è l’apertura della vagina, visibile solo ai tenaci, che come me, non esitano a servirsi della lente di ingrandimento, gentilmente offerta da suor Olga. Mi accovaccio di fronte ai piccoli piedi con le dita ricurve, come ha fatto prima di me quell’uomo con gli occhiali. E penso: meno male che si è levato – ora è il mio turno. La vergine ha i capelli scuri e sparpagliati, gli occhi semiaperti e la bocca socchiusa, dei denti si vedono solo le punte. Al collo ha un rosario di perle nere. Mi colpisce l’assoluto candore dei suoi polmoni, lisci, setosi, subito sotto le perle; chiaro, una santa del XIII secolo non ha mai aspirato il fumo di una sigaretta. Potrebbero essere i polmoni di un angelo. Il cuore, nascosto al centro, rivela la sua doppia natura. Entrambi i ventricoli sono ricoperti da un velo di tessuto rosso, creato per il movimento monotono. Il fegato abbraccia lo stomaco come una grande bocca insanguinata. Si vedono anche i reni e la vescica urinaria che ricordano le radici di una mandragora, appoggiate sull’utero. L’utero è un muscolo molto bello a vedersi, ben fatto e regolare; è difficile immaginarlo vagare per il corpo e provocare l’isteria, come si credeva un tempo. Non c’è alcun dubbio – gli organi sono ben impacchettati nel corpo per un lungo viaggio. Anche la vagina, con un taglio verticale, rivela i suoi segreti: un corto tunnel inutile, senza alcuno sbocco all’interno del corpo, che finisce in una camera cieca.
Terminata la visita, torno nel chiostro, e mi siedo su una panchina di pietra, di fronte alla fila dei pellegrini in attesa. Spossata, mi sdraio, e mi abbandono ai pensieri: come si chiama il muscolo che stringe la gola con un cerchio? Come mai fiori e vagine si assomigliano? Belle come orchidee che attirano gli insetti con le loro forme e colori. Che strana cosa che questo meccanismo botanico si sia conservato durante l’evoluzione umana… Semplice: funziona. Dio si è divertito così tanto con quell’idea basata sui petali da decidere di portarla avanti.
Solo dopo un po’, stupita, scopro di avere la gonna sollevata e le mutandine abbassate. L’occhio ciclopico di suor Olga osserva dietro alla lente di ingrandimento la mia vulva. Alzo le braccia, appoggiando le mani dietro al collo, e in quel modo rivelo le ascelle indifese, le cieche e immature possibilità del mio pube. Così sollevati, i seni sono piatti, come quelli di un ragazzino. Suor Olga con il suo zoom monoculare avanza e indietreggia davanti a me come una piccola proboscide meccanica. Io lascio fare, sono candida come un agnellino che ubbidisce alla volontà del Signore. C’è poco da dire: il mio corpo merita di essere studiato. Ogni corpo umano, in quanto opera dell’Altissimo, dovrebbe essere conservato intatto, per sempre. È scandaloso che gli si permetta di disfarsi sotto terra, o peggio ancora, di farsi bruciare come fosse immondizia. Se dipendesse da me, costruirei un mondo diverso: l’anima può essere mortale.
«In fondo, cosa ce ne frega dell’anima» dico a suor Olga. «Ma, il corpo, no – quello deve rimanere immortale!»
Questa è la visione di un mondo giusto, nel quale non si distrugge in modo sconsiderato ciò che è sacro.
«Così saremo già belli e pronti per la Resurrezione dei morti nel giorno che verrà.»
Nel mentre in cui espongo il mio pensiero divarico meglio le cosce, per consentire a suor Olga una più accurata ispezione. Gesù Cristo, in fondo, potrebbe essere addirittura lui stesso considerato il patrono della plastinazione quando ci mostra il suo cuore rosso e muscoloso.
Così mi lascio coccolare da una lingua peregrina e non mi vergogno di nessuna caduta, di nessun peccato. L’esagramma tra le cosce si apre a qualsiasi interpretazione: la lingua è il muscolo più forte del corpo umano.

     Progetto grafico di Billelis e sick 666 mick, con il titolo di Necro Mary
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