Emozioni in secrezioni – Alchimia dello sperma

di Domenica Lupia

“Il grande nemico dell’arte è il buon gusto.” 

Marcel Duchamp

Sangue, sperma, urina, feci. Il materiali pittorici cedono il passo a quelli organici con un unico obiettivo: scandalizzare! Non è certo una novità, gli artisti contemporanei non hanno partorito un’idea dal nulla, l’utilizzo dell’urina nell’arte pittorica era già conosciuto nel Settecento. Oggi come allora, assistiamo a un vero e proprio processo alchemico che conferisce sacralità ai fluidi di più bassa e ignobile natura, agli scarti organici, allo sperma e alla merda, insomma.

Marcel Duchamp, antiartista per eccellenza viene ricordato per opere quali La fontanaLo scolabottiglie, opere di un certo impatto ma allo stesso tempo accettabili in quel clima  disturbante appena generato. In pochi ricordano di dare importanza all’ultimo miracolo dell’amore di Duchamp verso la scultrice Maria Martins. Il loro amore cammina e cresce in concomitanza con la creazione de l’emblematica Étant donnés ma la frattura di un rapporto così viscerale non riesce a essere compresa e metabolizzata dall’artista, egli continuerà a creare e a dedicare opere alla propria amata riversando il proprio seme sulla tela. L’eiaculazione di Duchamp è l’espressione più alta dell’amore verso Maria. La comunione di arti e di intelletti dei due artisti, insieme alla dipendenza e all’erotismo, non poté essere altro che motore di una creazione sempre più viscerale.

EIACULAZIONE IN SERIE

La provocazione cammina spesso e volentieri di pari passo con la condanna specie nel caso di Piss Christ, opera di Andres Serrano. Il fotografo immerse un Cristo all’interno di un bicchiere del proprio piscio sollevando proteste e gravi accuse di blasfemia. L’urina non è l’unico fluido utilizzato dall’artista statunitense: sangue, feci, sperma sono ugualmente utilizzati all’interno della sua arte. Ogni fluido rappresenta un colore, una tonalità, diverse tonalità possono essere create attraverso l’unione di due o più prodotti di scarto. Serrano rientra fra gli artisti più conosciuti e controversi ma sono svariati quelli che hanno utilizzato o utilizzano scarti corporei nell’arte, “sacralizzandoli”. Non parliamo della “Merda d’artista” di Manzoni, puro prodotto volto alla protesta e alla denuncia nei confronti  dell’arte moderna, parliamo di chi, nella merda, ha visto davvero il sacro, il sentimento, l’arte o più semplicemente, la formula magica per il successo.

“Piss Christ” di Andres Serrano

Tamara Wyndham utilizza il proprio sangue mestruale per creare composizioni utilizzando la propria vagina come pennello con il quale imbrattare la tela. Più elegante e lavorata è la produzione di Vanessa Tiegs che, pur utilizzando il sangue mestruale, lo distribuisce sulla tela sotto forma di fiori e ghirigori ispiratamente liberty. Femminista fino al midollo continua a utilizzare il sangue nella speranza di smantellare un tabù.

“Vulva prints” di Tamara Whyndam

Dal letame nascono i fior” cantava De Andrè, dal letame di Mary Barnes non nacquero fiori ma di certo un discreto successo. Affetta da problemi di natura psichiatrica e da una riconosciuta coprofilia, all’interno della clinica psichiatrica utilizza le proprie feci per creare dipinti o disegni stilizzati sulle pareti. Di lì a poco, il passo per il successo e per la guarigione fu breve ma non indolore.

L’interesse per lo sperma in ambito artistico non tocca solamente Andres Serrano che, in “Ejaculation” si trova alle prese con il problema del tempismo e della mira nello scatto così come nel getto. Martin Von Ostrowski utilizza anch’egli lo sperma ma in modo differente: mescolando lo sperma ai pigmenti riesce a creare una sua gamma di colori autentici e personali di certo non senza “fatica” dal momento che per ottenere la quantità di sperma necessaria per un solo quadro sono necessarie decine di eiaculazioni.

Martin von Ostrowski: Johannes Profil, 2005, Sperma, Acryl uf Leinwand, 50 x 40 cm
 

“ho realizzato ben presto

la pericolosità

della ripetizione indiscriminata..”

Marcel Duchamp

Sorvolando sui problemi psichici di molti artisti inconsapevoli fino al decesso o, altre volte, fino al successo, ci troviamo di fronte a una grottesca discrepanza: l’eiaculazione spontanea, artistica, violenta e liberatoria cede passo a un’eiaculazione di serie, programmata, conteggiata e repressa, controllata ed espressa solo in funzione di un prodotto. La sacralità dell’orgasmo di trasforma in vendita, in moneta sonante, l’irruenza si trasforma in matematica.

Sembra strano che al vero iniziatore dell’arte spermatica non sia quasi riconosciuto questo titolo. Marcel Duchamp utilizzò lo sperma per dipingere quadri d’amore da donare, in intimità, alla propria amata ormai perduta o da conservare nella propria solitudine in un vortice asfissiante di creatività e orgasmi disperati, oggi, lo sperma viene utilizzato per stupire, per provocare, per farsi notare, perché non si ha più nulla da dire. Fu proprio Duchamp, involontariamente, ad aprire la strada a un’arte che non vuol dire nulla, che non è arte. La sua critica, mal interpretata, non solo non riuscì a sottrargli il titolo di artista, fu addirittura apripista d’un arte che non è arte, che è vuoto, che è popolarità. Dall’eiaculazione pura, viscerale, incontrollata, disperata a una pallida eiaculazione programmata, pubblica, applaudita nel nome del voyeurismo odierno più sfrenato e consumistico, dimenticata poco dopo, un’eiaculazione che non si nasconde, non spia da dietro un finestrino appannato o dal foro della serratura ma si esibisce pubblicamente, un’eiaculazione che non irrompe, distrugge, devasta ma che si svolge asettica in nome di una libertà di cui si è schiavi.

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